giovedì 3 aprile 2014

AGGIORNAMENTO: Ben. 1. 9

Lucio Anneo Seneca

De Beneficiis
Libro I Capitolo IX

[1.9.1] Vedi come l’animo è capace di trovare la materia della generosità anche in mezzo alle ristrettezze! Mi pare che Eschine abbia detto: “Non hai concluso nulla, sorte, nel volermi povero. Escogiterò per quest’uomo un dono che sia degno, e poiché non posso dare dal tuo, darò dal mio”. E non c’è motivo di pensare che si sia stimato poco: fece di sé il suo prezzo. Quel giovane ingegnoso trovò il modo in cui donare Socrate a se stesso. Giova sapere non quanti e quali siano i benefici, ma la qualità della persona dalla quale ci sono stati offerti. [1.9.2] Il furbo accoglie con facilità persone dai desideri smodati e, a parole, alimenta speranze improbe, ma, nei fatti, non ha alcuna intenzione di prestare aiuto; tuttavia è ancora peggiore di Opimio se, rigido nel volto, aspro nella lingua, ha squadernato la sua fortuna generando invidia. Infatti, gli uomini venerano e detestano la persona di successo e le azioni che essa compie, ma, se potessero, anche loro si comporterebbero allo stesso modo. [1.9.3] Dopo essersi presi beffe delle mogli altrui, non di nascosto, ma apertamente, hanno messo a disposizione le proprie agli altri. Se c’è qualcuno che vieta alla propria moglie di fare bella mostra di sé dalla portantina e di farsi condurre in giro in vesti succinte, mostrando il proprio corpo agli sguardi penetranti di chiunque, viene considerato rozzo, incivile, dai cattivi costumi, e le stesse matrone lo disprezzano. [1.9.4] Sempre le matrone reputano ignobile chi non si è distinto con un'amante né mantiene economicamente le mogli altrui, e lo tacciano di essere un uomo dai miseri piaceri, capace di corteggiare solo le serve. E dunque, l'adulterio è la forma più sicura di fidanzamento, mentre il celibato e lo starsene da soli sono apprezzati da tutti, poiché nessuno prende moglie a meno che non la rubi ad un altro. [1.9.5] Ormai la gente fa a gara nel disseminare l’oggetto delle proprie rapine, ma poi, presa da una feroce e pungente avidità, si affanna a recuperare ciò che ha disseminato; non ha rispetto di nulla, disprezza la povertà degli altri, teme la sua come se fosse l’unico male; turba la pace con le offese, con la forza o con la paura opprime i più deboli. Infatti, non meraviglia che le province vengano depredate, che i tribunali vengano corrotti e che, ascoltate le offerte di entrambe le parti, si lascino comprare da una di esse, dal momento che fa parte del diritto dei popoli vendere ciò che si è acquistato.

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